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Largo alle acidofile
Largo alle acidofile
Eleganti, generose, bellissime: tre aggettivi che definiscono bene le cosiddette “acidofile”, ossia piante generalmente arbustive così chiamate perché desiderano un pH acido sia nella terra, sia nell’acqua d’irrigazione, sia nel concime. E proprio questo è anche il segreto per farle stare bene, per vederle fiorire e rifiorire ogni anno con entusiasmo e rigoglio: assecondare la loro esigenza di acidità è la garanzia del successo nel coltivarle.
Tante sono le acidofile coltivate a scopo ornamentale: le star di aprile sono quattro Ericacee che colorano giardini e terrazzi, una più bella dell’altra.
Azalea, per la mamma e non solo
In questo mese l’azalea (Rhododendron ´ kosterianum e R. simsii) sfoggia il suo meglio, ossia una nuvola di fiori bianchi, rosa chiaro o scuro, oppure rosso, anche bicolori, semplici o doppi, che mascherano quasi completamente il fogliame color verde scuro, da inizio aprile a fine maggio (è un classico per la Festa della Mamma), il periodo naturale di fioritura per questa pianta. Si può infatti trovare in vendita fiorita già a metà febbraio e, andando a ritroso, anche a novembre e dicembre, ma si tratta di esemplari forzati in serra, che richiedono di vivere in interni finché fa freddo.
Le piante in vendita adesso sono invece esemplari da esterni: in un punto riparato dai venti freddi e dai raggi solari stanno benissimo. Non rinvasatele finché sono in fioritura: ci penserete dopo, in giugno, dando un vaso in plastica di due misure in più, un buon drenaggio di argilla espansa sul fondo e un ottimo terriccio per acidofile. Nel frattempo, bagnatela con regolarità (il terriccio non deve mai asciugarsi del tutto) con acqua decalcificata e concimatela ogni 10 giorni con un prodotto liquido per acidofile nell’acqua d’annaffiatura.
Rododendro, per stupirvi e stupire
Tecnicamente, anche l’azalea è un rododendro (Rhododendron). La differenza fra le due piante per i botanici sta principalmente nel numero dei pezzi che compongono il fiore, per gli appassionati invece nelle dimensioni di solito maggiori nel secondo e nella necessità di stare sempre all’esterno per il rododendro. Del resto, le specie coltivate sono originarie dall’Himalaya e non hanno certo paura del freddo, anche fino a –20 °C.
Vive meglio in piena terra, naturalmente acida: se così non è, allora va bene anche un vaso grande (min 40 cm) in plastica, con buon drenaggio sul fondo e la solita terra per acidofile. Rinvaso o piantagione devono comunque avvenire a sfioritura avvenuta, e le cure successive sono le stesse dell’azalea. Teme la siccità e anche il calore estivo: cercate per lui un punto ventilato e ombreggiato per tutta la primavera-estate. un consiglio in più: pacciamate la base della pianta con foglie ed erba sfalciata in modo da trattenere una maggiore umidità sotto la pianta. In marzo, giugno e settembre distribuite un buon concime granulare per acidofile. Non potatelo, oppure, se è indispensabile per ridurre l’ingombro, fatelo appena terminata la fioritura, per non perdere le gemme della primavera successiva.
Pieris, anche per le foglie
Anche la Pieris japonica – detta Andromeda – offre una cascata di minuscole campanelle bianche o rosate fra marzo e aprile, abbondantissime, alle quali si aggiunge la meraviglia del nuovo fogliame, color porpora per i primi due mesi circa dopo l’emissione. Un “effetto fotinia” ma su un arbusto completamente diverso, alto e largo più di 1 m, collocabile all’ombra o a mezzo sole.
Fra tutti, è il più freddoloso, visto che sopporta solo fino a –8 °C ed è preferibile ripararlo dai venti di tramontana. Vive anche in vaso, da 35 cm in su, sempre con buon drenaggio sul fondo e substrato per acidofile.